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in copertina:

   Dino Lanaro

    Mattino, 1970
    olio su tela cm 91x71
    Paesaggio, 1991
    olio su tela cm 50x40

 

GALLERIA PONTE ROSSO
20121 - Milano via Brera 2
Tel./Fax 02/86461053
E-mail:ponterosso@ponterosso.com
Corrispondenza: via Monte di Pietà 1/A
Orario di apertura: 10-12.30  /  15.30-19
Chiusura: domenica mattina e lunedì

 

DINO LANARO
(Malo (VI) 1909 - Milano 1998)


Dal 16 febbraio al 12 marzo 2006

Inaugurazione giovedì 16 febbraio alle h 18


Sono esposti venticinque dipinti ad olio realizzati dagli anni quaranta agli anni ottanta dall'artista, titolare della cattedra di Ornato Disegnato all'Accademia di Brera per un trentennio. Alle opere di Dino Lanaro sono affiancati, nelle sale interne della galleria, dipinti di altri artisti che come lui sono stati docenti a Brera nel secondo dopoguerra e fino agli anni settanta.

Dino Lanaro nasce a Malo (Vicenza) nel 1909 ma cresce a Schio, dove la famiglia si trasferisce subito dopo la sua nascita. Nel 1937 viene a Milano dove incontra gli artisti che stanno per formare il gruppo di Corrente. Ritorna a Schio durante la guerra ma al termine del conflitto si trasferisce definitivamente a Milano. E' invitato alle Biennali di Venezia del 1948, 1950, 1956 e alle Quadriennali di Roma del 1947, 1951, 1959 e 1965. A Milano, dal 1950 al 1979, è titolare della cattedra di Ornato Disegnato all'Accademia di Brera. Dal 1949 espone nelle principali gallerie milanesi; dal 1986 espone regolarmente alla Galleria Ponte Rosso, incaricata a gestire l'archivio e la catalogazione delle opere dell'artista. Nel 1984 Schio gli dedica una mostra antologica, nelle sale di Palazzo Toaldi-Capra. Muore a Milano nel 1998. Fra le mostre postume ricordiamo: la mostra antologica alla Galleria San Fedele a Milano nel 1999, la mostra dedicata a Lanaro e agli artisti di Corrente a Castel Sant'Angelo a Roma nel 2004 e la mostra antologica a Palazzo Fogazzaro a Schio nel 2005.

Ha scritto di lui Guido Perocco in occasione di una mostra dell'artista nel 1969.

(...) Lanaro ha sempre un po' paura del sentimento, la sua pittura è piena di pudori, di ripensamenti; si fa interprete di piccole estasi di fanciullo incantato sul filo di un ragionamento interiore, come un itinerario senza fine, che conosce il soffio del vento e lo scolorire violento delle ombre sulla terra, e così inconsapevolmente diventa fiaba antica e sempre nuova. In questo senso di raccoglimento c'è un continuo esercizio di controllo, e in trasparenza di questo modo di essere, connaturale con il respiro, si dispiega la sua pittura in tutta la sua più intima verità; essa conserva il limpido accento d'una apertura d'animo fresca e lieta come una laude francescana, devota soprattutto all'incanto della natura.

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