ALFREDO
BELTRAME
(Lipsia 1901 - Milano
1996)
Dal 19 gennaio al 12 febbraio
2006
Inaugurazione
giovedì 19 gennaio alle h 18
Alfredo Beltrame, di origine friulana, nasce nel 1901 a Lipsia.
Nel 1915 ritorna con la sua famiglia in Italia e si stabilisce a Milano. Nel 1917 inizia i
suoi studi artistici all'Accademia di Belle Arti di Brera e, sotto la guida di Ambrogio
Alciati, termina i corsi di pittura nel 1923 meritando il primo premio. Nel 1924 espone
alla mostra del "Ritratto femminile" alla Villa Reale di Monza. L'anno
successivo, al concorso del "Pensionato Artistico Nazionale di Roma", viene
scelto dalla Commissione dell'Accademia di Milano. Nello stesso anno espone per la prima
volta alla Biennale Nazionale di Brera, ed in seguito sarà presente alle massime
esposizioni regionali e nazionali di Milano, Roma, Venezia. La sua prima personale avviene
nel 1938 alla galleria parigina "Pétridès" ed il successo è tale che a
Beltrame si aprono le porte del prestigioso "Salon des Tuileries". Dal 1952 al
1968 esegue delle decorazioni sui transatlantici "Andrea Doria" e "Leonardo
Da Vinci", pitture murali e mosaici in edifici pubblici ed alcune vetrate di Arte
Sacra. Nel 1969 gli viene conferito il premio "Giovanni Eigenmann". Muore a
Milano nel 1996.
Scrive Carlo Adelio Galimberti:
L'opera di Alfredo Beltrame riunita in questa mostra è la persuasiva testimonianza di una
vita d'artista condotta con l'acume e l'attenzione rivolta alle sollecitazioni poetiche
del tempo in cui il pittore è vissuto. Una vita lunga tutto il secolo scorso, iniziata in
quegli anni in cui il dipingere aveva ormai abbandonato gli orizzonti stilistici
dell'arida accademia per volgersi alle più espressive poetiche delle avanguardie storiche
del Novecento. Dopo i sicuri esordi caratterizzati da una figurazione classica che esibiva
un avvincente e robusto mestiere, Beltrame comprende l'angustia espressiva
dell'accademismo e si volge sicuro e deciso verso le feconde maniere delle avanguardie,
che l'artista frequenta nei suoi itinerari per l'Europa. È soprattutto nei suoi lunghi
soggiorni parigini che assorbe innanzitutto la lezione cezanniana che fa del solo colore
lo strumento per la costruzione delle forme, restituendo così al corpo delle cose, degli
ambienti e delle figure quello squillo tonale che trasfigura i volumi in canto poetico. Ma
Beltrame non si sofferma sull'importanza della costruzione cromatica delle sue
composizioni. Avverte l'urgenza che i soggetti del suo lavoro abbiano un protagonismo
maggiore rispetto alla gradevolezza del loro apparire. Beltrame vuole che ogni cosa possa
sprigionare il senso poetico dell'esistente, e comprende come la lezione delle avanguardie
(l'espressionismo dei Fauves con alcune tracce di cubismo sintetico) possa vestire di quel
prepotente tripudio cromatico che sa evocare la vita pulsante sotto la superficie
apparente d'ogni cosa ritratta. Ed è qui che la maestria di Beltrame ci si mostra sicura
e persuasiva, mostrandoci l'abilità dell'armonico convivere di toni saturi e decisi che
l'artista serenamente governa, accompagnandoci sui sentieri della seduzione che la pittura
sa offrirci, quando le concediamo il tempo perché apra il suo canto. Ecco allora la
vivacità dei paesaggi che sposano l'esuberanza della natura così come nelle nature morte
risuona vivace il tono locale degli oggetti, il tutto a pretesto per esibire il suadente
apparire d'una festa pittorica. Ma soprattutto è nei dipinti di interni, i più
matissiani dell'opera di Beltrame, che ritroviamo i percorsi più persuasivi
dell'itinerario dell'artista. È in quegli ambienti, da cui si aprono finestre su paesaggi
e città, che l'artista ci invita, per compiere quel tragitto suggerito dall'invito
accattivante della pittura, che vuole così spalancarci lo spettacolo dell'esistente
suggerendoci il senso vitale che ogni cosa custodisce, che Beltrame sa cogliere
ascoltandone il segreto pulsare e vestendolo con lo spettacolo della sua maestria.
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