EPIFANIO
POZZATO
Dal 14 al 31
ottobre 2004
Inaugurazione
giovedì 14 ottobre alle h 18
Epifanio Pozzato è nato a Biella il 29 marzo 1931, dove vive e lavora. A
soli 14 anni stupisce un pò tutti per il suo innato talento nel disegno e nella pittura.
Il direttore dell'Unione Industriale Biellese, dott. Giuseppe Valetto, gli consentiva,
nell'immediato dopoguerra, di dedicarsi totalmente all'arte offrendogli la possibilità di
dipingere e di visitare le principali città d'arte. Tutti i disegni, gli studi e i
dipinti eseguiti in età giovanile, raccolti dal suo mecenate, verranno donati, nel 1970,
alla Fondazione Caraccio di Biella. Tra gli anni Sessanta e Ottanta, l'attività artistica
di Pozzato si svolge prevalentemente fuori dal Biellese. Alla prima mostra personale
allestita a Cagliari nel 1957 segue la grande stagione delle esposizioni milanesi alle
Gallerie Gussoni, Sant'Ambrogio, Levi, Medea, Ponte Rosso e Interarte. Altre mostre
personali vengono allestite alla Fogliato di Torino, alla Spinetti di Firenze e in vari
centri d'arte in Italia. Ovunque il pittore biellese suscita l'attenzione di collezionisti
noti e di importanti personalità della critica, fra cui: Giorgio Kaisserlian, Luigi
Carluccio, Raffaele De Grada, Carlo Carrà, Dino Buzzati, Mario Lepore, Dino Villani,
Franco Passoni, Angelo Dragone, Mario Monteverdi, Alberico Sala. Dopo il 1985 il fervore
espositivo di Pozzato e la sua intensa presenza nella vita artistica nazionale e
internazionale, si affievoliscono. Per propria scelta l'artista si isolerà nella pace e
nella tranquillità della sua casa-studio, incastonata nel bel verde della Valle d'Oropa.
In epoca più recente lo troviamo più che mai impegnato oltre che nella quotidiana
attività di pittore, anche in quella di appassionato cultore di storia dell'arte
attraverso l'organizzazione di serate dedicate ai grandi maestri della pittura, alle
correnti e ai movimenti artistici operanti tra l'Ottocento e il Novecento.
"Il primato della pittura" di CARLO ADELIO GALIMBERTI
Sono riunite in questa rassegna le opere di Epifanio Pozzato tutte
provenienti da una medesima collezione, a testimonianza di come ancora la pittura dia vita
al mecenatismo e di come la poetica autentica di un artista riesca ancora a sedurre il
collezionismo, tanto da costringerlo ad inseguire l'artista nella sua evoluzione creativa.
Abbiamo così qui riunite le testimonianze del percorso pittorico di Pozzato che,
esordendo a soli quindici anni alla Promotrice di Torino, ha attraversato il convulso
periodo della seconda metà del secolo scorso, facendo tesoro delle pulsioni formali della
prima metà del secolo avendo sempre la natura circostante come orizzonte della propria
poesia. Dalla tradizione paesaggistica piemontese (Delleani, Fontanesi) Pozzato esce
raccogliendo gli stilemi delle avanguardie, raccogliendo quella persuasiva qualità
dell'arte figurativa contemporanea che consiste non tanto nella riproposizione della
comprensibile forma dei soggetti, ma nel sortire dalla loro riconoscibilità per
restituirci il seducente spettacolo della pittura, che per questo, nelle sue opere, si fa
accattivante poesia. Nelle opere di Pozzato si avvertono così le sapienti maniere della
lezione cezanniana che costruisce le forme con il colore, così come la profonda e colta
aura meditativa delle composizioni morandiane, così come i linguaggi più alti del
Novecento italiano. Ma allora, se tante sono le tracce, se così numerosi sono i
riferimenti culturali rintracciabili nell'opera di Pozzato, bisogna concludere che la sua
pittura è unica, personale, riconoscibile, come quella che sgorga da una lunga vita di
dedizione e di raccoglimento attorno al proprio mondo, sfuggendo facili mode e stilemi
d'occasione, per una fedeltà profondamente sentita verso il senso nascosto d'ogni cosa,
che la cultura, la sensibilità, la perizia di questo artista sanno indagare, offrendoci
alfine la persuasiva e seducente poesia della sua opera. Una poesia pittorica che rincorre
gli oggetti delle nature morte, come risale i muri delle case rappresentate, fino a
scorrere ad accarezzare il viso e le forme dei corpi dei suoi personaggi, mai dismettendo
il primato della pittura rispetto alla somiglianza dei soggetti rappresentati, affinchè
d'ogni cosa o persona ce ne venga reso il fascino nascosto e l'avvolgente incanto.
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