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in copertina:
Francesco Fedeli
Fossili e pesce, 1980
polimaterico cm 59x80
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GALLERIA
PONTE ROSSO
20121 - Milano via Brera 2
Tel./Fax 02/86461053
E-mail:ponterosso@ponterosso.com
Corrispondenza: via Monte di Pietà 1/A
Orario di apertura: 10-12.30 / 15.30-19
Chiusura: domenica mattina e lunedì
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FRANCESCO
FEDELI
(1911 - 1998)
Dal 4 al 21 novembre 2004
Inaugurazione giovedì 4 novembre alle h
18
"Il canto delle cose " di
FLAMINIO GUALDONI
Nasce e si radica in una cultura milanese non banale, ancorché
minoritaria, la prima lunga stagione del lavoro di Francesco Fedeli. E', per intenderci,
quella d'un figurare scarnito e intelligente, che declina la visione domestica, il 'basso'
esistenziale, prosciugando il figurare sino a renderlo una sorta di scrittura primaria e
intensiva, ad alta gradazione emotiva. Si può dire di primitivismo o primordialismo, ma a
patto d'intendere che Fedeli lavora entro il perimetro d'una sua appartatezza rimuginante,
poco propenso, ora come in seguito, a contaminarsi con le ragioni mondane dell'essere
artista, e soprattutto dei gusti decennali. E' da tale posizione di preservata distanza
che l'artista, dalla metà degli anni Cinquanta, volge il proprio corso elaborante verso
le acquisizioni nuove dell'art autre: ecco dunque che quel suo appropriarsi delle cose
come per concussione affettiva e sensuosa si ritrova nelle distanze ravvicinatissime,
spinte sino alla tattilità fastosa dello sguardo, che Tàpies e soprattutto Fautrier
vanno declinando. Pittura materica viene definito correntemente tale approccio: e non
necessariamente spinta all'informe, come ben testimonia il tentativo di coagulo, del quale
Fedeli è sodale, d'un gruppo d'arte materica - siamo all'avvio dei Sessanta - intorno
alla galleria Schettini. Fedeli assume, di quella vicenda, non il portato sperimentale e
neppure le implicazioni forti d'esistenziale. Libera piuttosto, in modo definitivo e
struggente, una sorta di virile e ruvido intimismo, e la possibilità di possesso delle
cose attraverso il corpo stesso della pittura. La sua è ora, sì, una riduzione della
forma sensibile a clausola convenzionale: quei frutti, quei pesci, si fanno sigla e
impronta, a cadenzare il lavorio delle hautes pâtes dalla consistenza d'intonaco, le cui
tonalità sommesse fanno da continuo a quelle sagome dorate d'umore medievale. Fedeli
lavora per spalti di materia forte, della quale avverti il peso stesso, commessi e
articolati dall'architettura umile d'un graffito che corre, segna, ritma, definisce.
Lavora, soprattutto, ben interpretando il retaggio d'una nozione d'arte concettualmente
non racchiudibile entro i confini angusti della tela da cavalletto, a riportare tali
pitture entro le misure espressive d'un decorare che abbia per luogo naturale il contesto
architettonico: la partitura grande, con iterazioni e variazioni, quantità e accenti.
Ecco, allo sguardo d'oggi non può intendersi il valore di queste opere se non si pon
mente alla loro congeneità all'idea stessa di pittura architettonica; un'esperienza che,
tra anni Cinquanta e Sessanta, proprio a Milano vide riformarsi solidarietà antiche tra
pittore e architetto. Fedeli lavora con occhio e mano umili e potenti d'artigiano, in
questi lavori, per ritrovare l'arte: un'arte necessaria, un'arte capace ancora di valori
non transitori.
Francesco Fedeli è nato a
Milano il 19 marzo 1911. E stato allievo di Pasquale Bossi e Umberto Lilloni
allAccademia di Brera. Ha iniziato ad esporre nel 1931.
Negli anni precedenti la guerra partecipa a numerose mostre nazionali ordinate dalla
Società Permanente di Milano. Nel 1942 viene inviato sul fronte russo come
pittore-corrispondente di guerra. Nello stesso anno partecipa alla Biennale di Venezia e
alla Quadriennale di Roma.
Per dodici anni è stato titolare della cattedra di pittura e composizione alla Scuola
Superiore dArte del Castello di Milano.
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