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Invito I Colori di Milano

   

 

 

 in copertina:

   Giuseppe Novello

    Milano, l'edicola di piazza Cavour, 1983
    olio su tela cm 70x100

 

 

 

 

 

 

GALLERIA PONTE ROSSO
20121 - Milano via Brera 2
Tel./Fax 02/86461053
E-mail:ponterosso@ponterosso.com
Corrispondenza: via Monte di Pietà 1/A
Orario di apertura: 10-12.30  /  15.30-19
Chiusura: domenica mattina e lunedì

 

I COLORI DI MILANO
la città dipinta da artisti di tre generazioni


Dal 6 maggio al 27 giugno 2004

Inaugurazione giovedì 6 maggio alle h 18


"...Milano dai vorticosi pensieri
dove le mille allegrie
muoiono piangenti sul Naviglio
Milano ostrica pura
io sono la tua perla..."

ALDA MERINI da Poesie per Marina, 1987-90


È il vestito di questa città che oggi è sciolto sulle tele di questa contenuta ma intensa rassegna che accoglie lo sguardo pittorico di tre generazioni d'artisti, sfiorando quasi un secolo di immagini, cogliendo e proponendo un'inedita visione che rifugge le retoriche turistico-celebrative per proporci invece una sorta di privata e toccante poesia. Questa città che si lascia sorprendere: basta dismettere quel battere del fiato sui ritmi operosi dei suoi abitanti per aprire lo sguardo alle sue nascoste seduzioni. Sono fatte dai rossi del cotto che riveste il suo tempo antico che sta autorevole in Sant'Ambrogio, per distendersi poi nei bruni mattoni del Medioevo di Via Cappuccio, a gareggiare con gli ocra giallastri dei resti romani, quando qui si declinava il dominio del mondo e qui si annunciava il libero distendersi di quella nuova fede che impronterà la storia dell'occidente. Ma sono fatte anche dei resti imponenti del tempo della rinascenza, quando qui Leonardo mescolava la genialità dei progetti ai nuovi ed altissimi parametri della bellezza, operando così distante dai fasti dei centri del rinascimento italiano, quasi assorbisse quella sorta di pudore milanese che impedisce, come si dice qui, di fare i bauscia. Ecco allora nei dipinti di questa rassegna quei cieli bassi di Lombardia diventare accoglienti quinte pittoriche per quel teatro di vita che scivola tra le cenerine strade di Milano, scorre tra gli argini perlacei dei navigli, sale sulle marmoree scale del tempo degli antichi palazzi, si scioglie nella dolcezza del rosa dei marmi di Candoglia che, rivestendo di tenue tinta la cattedrale, paiono indicare con il loro colore la discrezione che da sempre accompagna la sua grandezza. Una rassegna pittorica che propone anche un ventaglio variegato di spettro cromatico di questa città, come solo lo sguardo degli artisti sa cogliere, tradendo la funzione per cui la città ha assunto via via il suo aspetto, quasi togliendole la pelle dell'efficienza per mostrarne la nascosta veste poetica. Anche le vedute più intime di questa rassegna non sono rimpianto, ma il cogliere delicato dello sguardo pittorico che scorre tra vicoli, strade e case, come di chi sa, da maestro, fare pittura anche dell'aspetto urbano che parrebbe più scontato. È così che diventano toni suadenti i morbidi grigi che il tempo ha lasciato sulle case, come in eloquenti composizioni si trasformano gli edifici neoclassici d'un tempo che fu, così come divengono ardite e persuasive cromie anche i motivi più imprevisti, come i manifesti che vestono i muri scoperti o il colore d'un tram trasformato in accesa e prepotente affermazione di vita pulsante. Il tutto a finire nel punteggiato bagliore delle occhieggianti finestre dei rari grattacieli nelle notti milanesi. Una città che ad onta della sua fama di ordinata e fredda efficienza ha visto scorrere nelle sue vene le più alte espressioni dell'arte, che dalle ricordate altezze leonardesche ha continuato il tragitto della storia incrociando le corde più intense della letteratura e della musica nazionale, per approdare all'ultimo squillo della risonanza artistica italiana di dimensione internazionale, come è stata la stagione dell'avanguardia futurista. È questo pulsare di storia e di vita che ci riappare nelle intense tele di questa rassegna, restituendoci il seducente aspetto di una città che non coltiva nostalgie, come chi di grandezza è vissuto e ancora non smette di attingere a nuovi orizzonti. Con quel fare discreto, per nulla borioso, come chi della storia ha fatto orto fecondo, anziché coltivare i dolcissimi e sterili frutti della malinconia.

Carlo Adelio Galimberti





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