GIUSEPPE
SENIGAGLIA
Dal 14 aprile al 2 maggio
2004
Inaugurazione
mercoledì 14 aprile alle h 18
A Burano con la "luce" di Senigaglia
di CARLO ADELIO GALIMBERTI
Burano è l'isola della laguna veneziana che pare nata per la pittura.
Quando vi si approda lo sguardo è carpito dalle accese cromie che rivestono le case, una
sorta d'ancora variopinta che trattiene la visione, prima persa nei liquidi orizzonti del
tragitto compiuto per mare per raggiungerla.
Qui è nato, vive e dipinge Giuseppe Senigaglia, testimone autentico della lunga storia
della Scuola di Burano che dal primo Novecento ha visto l'incanto dell'isola schiudersi
nelle opere dei suoi maggiori protagonisti quali Moggioli, Gino Rossi, Arturo Martini,
Tallone, Carena, Semeghini, De Pisis, Vellani Marchi, Dalla Zorza e Consadori.
Ho avuto la fortuna di percorrere l'isola in compagnia dell'artista, rimanendo
letteralmente sedotto dalle sue bellezze, ma soprattutto dalle persuasive descrizioni di
Senigaglia. Ed è ascoltando le parole dell'artista che mi sono persuaso come la sua
pittura non sia solamente mestiere, ma una maniera del suo vivere. Ho ascoltato la sua
raffinata attenzione per la luce lagunare, con quelle sue trepidanti attenzioni per le
mutevolezze dei chiarori nelle varie ore del giorno, per il loro infinito mutare lungo le
delicatezze tonali delle fredde stagioni, fino all'accendersi prepotente delle esuberanti
cromie estive. Che sono quelle poi che si riverberano nei colori delle case di Burano,
intensi quanto la nostalgia di Senigaglia per quei tempi in cui, in luogo della moderna
tinta acrilica, ancora i buranelli dipingevano con terre e calce i muri delle loro dimore,
talvolta aggiungendo l'olio cotto della frittura di pesce, quasi che la casa dovesse
trattenere l'anima del lavoro dei pescatori dell'isola.
Da qui la garanzia che la pittura di Senigaglia è tutt'uno con la vita dell'isola. È
così che Burano da quel momento non è più solo scenario per una sterile mimesi delle
sue bellezze, ma feconda fonte per la liberazione dei suoi sensi più nascosti,
considerando la sua luce, i suoi riflessi e le sue innumerevoli offerte cromatiche non
più come oggetti inerti offerti alla nostra contemplazione ma come un soggetto da cui
restare irrimediabilmente sedotti, subendone l'incanto avvolgente. È in questo scenario
luminoso che Senigaglia ci rivela il tratto più convincente della sua maestria, che
risiede in quel suo padroneggiare la luce governandone le sue iridescenti mutevolezze.
Accade così che la sua opera si snodi tra le tinte ghiacce e livide dei giorni d'inverno,
rimbalzando dai profili delle case che la neve ammorbidisce per sciogliersi nelle
lattiginose brume mattutine delle fredde albe in laguna. Od anche nei "ritagli"
del paese, in cui la maestria dell'artista è persuasiva conferma di come la luce sia
solamente e soprattutto colore.
Ma è nella rappresentazione dell'acqua che il sentimento poetico di Senigaglia trova la
sua più suadente attrattiva: è là che la morbidezza del pennello si coniuga ai decisi
interventi a spatola, per dar vita alla liquidità delle tinte, punteggiate dai riverberi
del colore delle barche che fanno da contrappunto alle dilaganti e terse superfici dei
cieli lagunari. Quei cieli che inondano di luce l'isola, la stessa luce che Senigaglia
governa con consumata maestria, come di chi non si è accontentato di subirne
l'abbagliante fascino locale, ma ha voluto conoscerne le mutanti espressioni d'altre
contrade, confrontandola con altri cieli, con altri mari o altri fiumi, come testimoniano
le sue opere tra i ponti di Parigi e soprattutto nelle luci avvolgenti dei cieli di
Bretagna.
L'artista li sollecita ed interroga avido, rispettoso e innamorato. Dà loro voce non solo
attraverso una sapiente procedura tecnica, ma anche spesso dando evidenza al gesto
pittorico, come spesso ci mostrano le zone della tela che Senigaglia, talvolta, lascia
intenzionalmente scoperta, dove i grumi della materia del colore ed il segno rivelato dal
gesto sulla superficie dipinta offrono una nuova e più affascinante possibilità
narrativa al corpo delle cose. E loro, così amate, diranno. Se il soggetto è la terra in
cui l'artista è nato e vissuto, si può giungere alla passione che spiega allora perché
ormai per Senigaglia fare il pittore non sia più solo un mestiere, ma una costringente
scelta di vita.
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