Ponte Rosso Galleria Virtuale

 

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GALLERIA PONTE ROSSO
20121 - Milano via Brera 2
Tel./Fax 02/86461053
E-mail:ponterosso@ponterosso.com
Corrispondenza: via Monte di Pietà 1/A
Orario di apertura: 10-12.30  /  15.30-19
Chiusura: domenica mattina e lunedì

 

 

CHIARA LURAGHI
La frase della pittura in un autoritratto

Dal 9 ottobre al 2 novembre 2003

Inaugurazione giovedì 9 ottobre alle h 18

In occasione della mostra
verrà presentato il volume


CHIARA LURAGHI acquarelli
CHIARA LURAGHI acquarelli

poesie di Giuseppe Eugenio Luraghi
testo di Stefano Crespi
edizione Galleria Ponte Rosso


Nell'incontro con Chiara Luraghi, nello scrivere per la prima volta della sua pittura, sembra verificarsi, quasi con sottile inevitabilità, una "condizione simbolica": il tratto emotivo, il dato anche irriflesso di vibrazione, intuizione. C'è il senso, la percezione di un ritratto artistico, di una qualità espressiva, dove tuttavia convivono tanti aspetti: la biografia, il percorso interiore, i rimandi e le intermittenze, la finitezza dello spazio e la fascinazione del tempo, l'immagine e lo specchio. La presente occasione espositiva può essere un suggerimento di natura complessiva: una scelta di quadri recenti per l'esposizione, una monografia di acquarelli con una sequenza di poesie del padre Giuseppe E. Luraghi. (...) La pittura di Chiara Luraghi si iscrive in un luogo pittorico che è voce, temporalità: per paradosso un non luogo. Del resto testimonianze molto rappresentative avevano intuito la direzione di questa pittura: in una sorta di "pagina inattesa" (con Leonardo Sinisgalli); nell'espressione "scabra" (con Raffaele Carrieri), in un "addio alla realtà" (in una presentazione di Sergio Solmi). Un punto originale si può ancora sottolineare negli interventi per Chiara Luraghi di Raffaele Carrieri che era molto personaggio nel saper coniugare un'allure mondana con un'acutezza di penetrazione. Apprezza Carrieri nell'incontro con la pittrice la "timidezza" che in una nozione profonda, non letterale, è una virtù paradossale: l'ascolto, il dubbio, la sottigliezza, l'insistenza dello sguardo. Chiara Luraghi non ama riconoscersi nelle qualità della raffinatezza, di una punta di eleganza. Ne sospetta un'apparenza gratuita. Eppure nella sua pittura, nei punti anche più segreti, non viene meno quel tocco di stile, di "misura" italiana entro la coscienza dell'inquietudine, di un disincanto, di una leggera "sprezzatura" (parola amatissima in una scrittrice di assolutezza come Cristina Campo). (...)

                                                                           Stefano Crespi

 

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