Nell’ambito delle manifestazioni
per il centenario della nascita dell’artista, Anna Maria
Consadori e la Galleria Ponte Rosso presentano, in
contemporanea, una importante rassegna di opere scelte, per la maggior
parte inedite. Sono oltre cinquanta fra dipinti, disegni e acquerelli,
realizzati da Silvio Consadori dagli anni quaranta agli anni novanta.
Silvio Consadori
è nato a Brescia il 17 dicembre 1909. Studia all’Istituto
"Moretto" della sua città e all’Accademia di Belle Arti
di Roma. La sua formazione pratica, nell’esercizio dell’affresco,
avviene con i maestri concittadini Giuseppe e Vittorino Trainini e con
Eliodoro Coccoli. La "borsa di studio" Brozzoni ottenuta nel
1928 gli permette di recarsi a Parigi dove rimane alcuni anni. Nel
1936 avviene il decisivo incontro e innamoramento con Burano. A Milano
nello stesso anno vince il "Premio Milyus", e nel ‘41 il
"Canonica". Fra le grandi rassegne nazionali alle quali ha
partecipato su invito vanno ricordate: Quadriennali di Roma, Biennali
Veneziane, Biennali della Permanente di Milano, Mostre d’Arte Sacra
all’Angelicum. Grande è stato il suo impegno nell’arte religiosa
con l’esecuzione di affreschi, pale d’altare, mosaici, nelle
chiese e santuari di Cascia, Oropa, Milano, Roma, in Vaticano. E’
stato tra gli artisti prediletti da Paolo VI. Ha insegnato all’Accademia
di Brera fra il 1940 ed il 1973. Silvio Consadori è morto nella sua
casa-studio a Burano, dove è sepolto, il 1° agosto 1994.
Scrive Flaminio Gualdoni nel volume "Silvio Consadori 1909
- 1994", di recente uscita:
(...) quello di Consadori è un colore che non strepita le
proprie bellezze ma le fa crescere lente, come per interna
lievitazione alla luce, a partire da dominanti sobrie e corpose, di
verde, di terra, di celeste; un colore fatto di toni che alla prima,
magari, appaiano inameni, ritrosi talvolta, mai annunciati in purezza,
ma nei loro rapporti abbassati si aprono a luminosità splendenti,
alte e lontane.
Conta, nel paesaggio di Consadori così come gli anni Quaranta e i
primi Cinquanta lo annunciano, la qualità dell’adesione affettiva
al dato sensibile, la capacità di trascendere da essa a una
formulazione pittorica che si avverta libera da ogni condizionamento
estraneo e che si concreti come organismo visivo equivalente dell’esperienza
sensibile, anziché da essa derivato.
Cézanne questo vuole dire per la pittura lombarda di quel tempo, tra
Raffaele De Grada e Mario Vellani Marchi e Alberto Salietti, per
intendersi. Consadori, come i più anziani colleghi, tenta un
organismo pittorico dotato di carattere autonomo che, come un testo
poetico, non fondi la propria aspettativa di qualità sull’avvedutezza
della struttura formale, bensì sulla tensione generatrice dei suoi
elementi, il colore in testa e quella luce mai - come i toni - esibita
e come crescente dalle materie, dalle loro densità, dalla
determinazione precisata delle atmosfere. (...)