VECCHIO OSPEDALE SOAVE
inaugurazione sabato 7 dicembre ore 17
dal 8 dicembre 2002 al 3 febbraio 2003 |
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NOTA BIOGRAFICA Luigi
Brambati è nato a Castiglione d'Adda nel 1925. A Milano frequenta la Scuola del Castello
dove ha per maestro Francesco Fedeli. E' un incontro fortunato; nasce un'amicizia che
avvia l'inserimento di Brambati nella vita culturale milanese. Gli artisti della
generazione a lui precedente che negli anni cinquanta insegnano a Brera lo accolgono fra
di loro; frequenta i loro studi, le gallerie, e gli ambienti nei quali giorno per giorno
vanno delineandosi gli svolgimenti dell'arte. Sono anni difficili per chi ha scelto di
restare fedele alla pittura. Giovani e non più giovani artisti sono avvolti e travolti
dal vento dell'informale e dalle seduzioni delle nuove avanguardie. Le porte delle grandi
manifestazioni nazionali ed internazionali si chiudono a loro. La "critica"
gradualmente li abbandona e poi li ignora. I rapporti di Brambati con gli artisti verso i
quali egli sente maggiore affinità di temperamento, di pensiero, di sensibilità, di
gusto si fanno più solidi e la selezione degli amici si fa più precisa: Mario
Castellani, Silvio Consadori, Contardo Barbieri, Savino Labò, Gino Moro; con loro ha
rapporti costanti e cordiali e la qualità della sua pittura via via cresce, mentre le
scelte e gli orientamenti nel complesso e difficile territorio della
"modernità" si delineano più precisi e chiari. Con questi artisti e in
particolare con Silvio Consadori e Mario Castellani, Brambati affronta il suo itinerario
che lo porterà nel cuore dell'area veneta: Burano e le isole della laguna, in Francia
sulle coste bretoni: Pont Aven, Auray, Lesconil, quella Bretagna - passaggio obbligato per
Brambati - alla quale resterà fedele per misteriosa e radicata affinità di sentimento e
cultura, imprimerà nella sua pittura un segno d'inconfondibile e autentica personalità.
Già nel 1958 Brambati affronta la sua prima mostra personale alla galleria d'arte San
Babila di Milano. Carlo Carrà visita la mostra e ne scrive. Leonardo Borgese che in
quegli anni, dal "Corriere" informava con acutezza critica e alta competenza,
intuisce subito le doti dell'artista: "... ha nativamente il dono dell'evidenza,
costruisce e proporziona bene e ha il gusto della larga sintesi nei piani e delle densità
dei toni...". Numerosi altri critici avranno in seguito l'occasione di scrivere della
sua pittura, come: Lepore, Monteverdi, Portalupi, Senesi, Ghilardi, Gianpaolo, Villani.
Negli anni sessanta partecipa su invito alle ultime grandi esposizioni nazionali ancora
riservate alla pittura ed alla scultura: Biennali della Permanente a Milano; mostre d'arte
sacra all'Angelicum; mostra del Sindacato Artisti. Le mostre personali lo vedono passare
in gallerie importanti come da "Gussoni", "Il Sagittario", "Le
Colonne", a Milano ed in numerose altre città. Nel 1970 le Edizioni del Ponte Rosso
pubblicano una cartella monografica a lui dedicata e nel 1975 nella Galleria di via Brera
viene allestita una personale che segnerà per la pittura di Brambati un riconoscimento
forse mai prima registrato in quegli anni nelle esposizioni delle gallerie milanesi. Le
verifiche arriveranno puntuali negli anni successivi alle mostre della Ponte Rosso (78,
80, 83), ma forse la conferma più valida e interessante per l'estrema obbiettività è
quella emersa dalla consultazione pubblica dei visitatori della mostra: "Arte
Lombarda a Villa Simes" di Piazzola sul Brenta (1977); a Brambati infatti in quella
circostanza è toccato il voto di preferenza più alto. La galleria di via Brera intanto
favoriva in quegli anni settanta l'incontro e la frequentazione degli artisti, non solo
milanesi, di almeno tre generazioni. Mentre quelle più anziane andavano riducendosi
numericamente, (fra i "Chiaristi" venivano a mancare Spilimbergo, De Rocchi,
Lilloni; fra i "Baguttiani" e della "Scuola di Burano", Steffenini,
Vellani Marchi, Dalla Zorza; fra i "Maestri di Brera", Labò, Moro, Bartolini,
Spreafico,) la generazione di Brambati si ritrovava quasi per sancire, con una conoscenza
più diretta fra le persone, e con gli scambi d'opinione sui problemi comuni, un rinnovato
atto di fede e d'impegno con la pittura: Brambati, Melotto, Ferlenga, Milà, Marengo,
Perelli Cippo, Piccaia, Pozzato, Senigaglia, Bettis. Alcuni di loro nel 1975 su invito di
Giovanni Cavarretta sono presenti al "Premio Marsala di Pittura". E' l'occasione
per rinsaldare rapporti e favorire nuovi incontri. Brambati ne è esaltato; il rapporto
con una realtà nuova in una circostanza particolarmente favorevole al suo temperamento,
lo sprona e gli permette di tradurre in una pittura immediata e pur solidissima le
esperienze di quei giorni. L'estate di quell'anno la terminerà a Burano, mentre la
primavera inoltrata lo aveva visto sulle strade e sulle coste della Bretagna. Ma come non
testimoniare al pubblico quel suo lavoro così intenso, così puntuale quasi all'unisono
con la serie ininterrotta delle emozioni ritmate nel corso di una pur breve stagione
estiva? Ed ecco allora le ragioni di un'altra mostra di grande successo sempre in via
Brera alla Ponte Rosso: "L'Estate felice di Brambati". Seguiranno altre estati e
autunni; fertilissimi periodi per la sua pittura. In particolare i periodi estivi
trascorsi a Grado in compagnia di Consadori, amico ormai inseparabile ed entrambi grandi
divoratori di tele e colori e instancabili ricercatori di "motivi". Grado e la
Bretagna. Ma è proprio questa regione nordica a provocare negli ultimi viaggi l'incontro
con una nuova più forte più seducente "luminosità" - al punto da costringere
l'artista ad impegnarsi in soluzioni diverse anche sotto il profilo della tecnica
pittorica. Sollecitato da quell'assillo realizza un gruppo di opere vibratissime di luce,
d'impostazione divisionistica. Opere che resteranno però nello studio quando vennero
scelti i dipinti per la mostra personale del febbraio 1983 alla Ponte Rosso interamente
dedicata alla Bretagna. "
C'è un Brambati ancora più forte, più magico oggi,
e me ne sono accorto visitando con una certa emozione le recenti opere dedicate al tema
della Bretagna.
Nelle ultime due estati ha lavorato fitto, duro, davanti a quel
paesaggio cogliendone vibrazioni e sentimenti... La luce è stata colta nella pienezza
più tesa, più vibrante, proprio in accensioni fervide, esaltante..." scrive in
catalogo Mario Ghilardi il critico che nell'ultimo decennio ha seguito e studiato
l'artista più di ogni altro per scoprirne i valori e per indicare gli svolgimenti più
significativi della sua pittura. Brambati in quei giorni di mostra è costantemente
presente in galleria. Anche se un poco affaticato ma esuberante come sempre s'intrattiene
coi colleghi, gli amici, gli estimatori, confida loro perplessità e convinzioni, e i
propositi forti per i suoi impegni futuri. E continuerà a parlarne anche dopo; durante i
giorni in cui il male lo aveva colpito, fino agli ultimi momenti della sua breve agonia,
quando confidava alla moglie la sua gioia nel sentire il rifiorire della primavera, il
gran desiderio di ritornare a dipingerla, e l'insopprimibile voglia di luce... di luce e
di pittura. Era il 31 Marzo 1983. Un anno dopo la sua scomparsa un gruppo di amici si
riunisce per costituire con sede a Casalpusterlengo "L'Associazione Luigi
Brambati" con lo scopo di promuovere iniziative nello specifico settore didattico
dell'arte. Nel maggio dello stesso anno il Comune di Castiglione d'Adda propone e
realizza, per onorare la memoria dell'artista concittadino una grande mostra antologica.
Viene allestita nel "Salone della Cultura" e presentata davanti a un folto
pubblico da Mario Ghilardi. L'anno successivo nel 1985 il noto critico d'arte Franco
Passoni s'interessa con crescente fervore all'opera di Brambati. Ne uscirà una monografia
dal titolo "La Bretagna di Luigi Brambati" come a sottolineare la forte e
personale immagine pittorica che l'artista lombardo ha dato di quella regione così
assiduamente frequentata. Il volume verrà presentato dallo stesso Passoni con un'ampia
mostra a Milano alla Galleria Ponte Rosso e nel Veneto a Piazzola sul Brenta a Villa
Contarini con l'intervento del critico d'arte veneziano Paolo Rizzi. Ma non potevano
essere trascurati i disegni di Brambati. Un nuovo libro pubblicato nel 1988 e introdotto
da Mario Ghilardi si affianca alla monografia di Passoni. Raccoglie un centinaio di fogli
e pagine dei taccuini. Sono testimonianze del fervore, della immediatezza creativa,
dell'impegno quotidiano dell'artista che vuol capire la realtà e tradurla in una immagine
visiva che contenga un poco di sè e della sua aspirazione alla poesia.
Orlando Consonni, 1987
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LUIGI BRAMBATI
Umanità e natura
1925-1983
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