Questa
personale di Paolo Paradiso (artista vincitore nel 2004 della
quinta edizione del Premio di Pittura Carlo Dalla Zorza indetto
dalla Galleria Ponte Rosso) fa seguito alla mostra allestita nel
settembre 2005 dal titolo: "L'America dipinta di Paolo
Paradiso", presentata in catalogo da Carlo Adelio Galimberti.
L'interesse suscitato è stato tale da convincerci a riproporre dopo
solo un anno una nuova personale dell'artista. Paradiso presenta in
questa mostra "la sua America" attraverso trenta nuovi
dipinti ispirati all'America degli anni cinquanta.
Paolo Paradiso nasce a Milano nel 1957.
Intraprende studi di grafica pubblicitaria e, oltre alla pittura di
cui è appassionato da sempre, inizia ad occuparsi anche di
fotografia. Nel 1978 apre un suo studio fotografico e, pur continuando
la produzione pittorica, collabora come fotografo a riviste di moda e
studi pubblicitari. Nel 1983 si trasferisce negli USA a Chicago dove,
influenzato dalla pop-art americana, concentra la sua attività
principalmente sulla pittura. Nel 2003 espone la sua produzione
americana alla Michael H. Lord Gallery di Chicago. Ultimamente
privilegia Milano come sede di lavoro.
Ha scritto C.A. Galimberti (2005):
Quando pensiamo all'America l'immagine che affiora
per prima nella nostra mente è quella di città disegnate dalle
verticali dei grattacieli. Prima dei vasti territori che si stendono
tra due oceani è l'immagine urbana che apre lo scenario della nostra
immaginazione. Se così è, possiamo allora dire che Paolo Paradiso è
un pittore italiano che dipinge l'America, facendo dello scenario
urbano occasione di poesia e di riflessione sulla qualità della vita
moderna. La poesia sta innanzitutto nella qualità pittorica cui
Paradiso conferisce il fascino della riproduzione della realtà urbana
che, a dispetto di quello che si potrebbe pensare, offre occasioni di
forte risonanza di valori cromatici e, nel suo caso, di esibizione di
sicura maestria nel governo della materia e della tecnica del
dipingere. Paradiso fa un uso intenso di materiale fotografico, così
come è ormai secolare tradizione nel mestiere del dipingere, ma, a
differenza di alcune tendenze dell'arte del secolo scorso (da Man Ray
a John Heartfield, da Andy Warhol ad Arnulf Rainer, fino alla corrente
della Narrative Art), Paolo Paradiso ha la
fotografia come fonte e non come strumento della composizione della
sua opera. Ma Paradiso non si limita alla riproduzione fedele del
soggetto fotografico: ci propone in realtà un intrigante ed ambiguo
gioco linguistico del quale ciascuno di noi può essere spettatore.
Nell'osservare infatti le sue tele ci appare indubbia la loro
obiettiva realizzazione pittorica, ma le medesime immagini possono
apparire immagini fotografiche quando vengono riprodotte in catalogo,
realizzando così un cortocircuito visivo che ci suggerisce
l'ambivalenza di senso che ogni rappresentazione custodisce. (...)