Colore,
luce, il bianco
DE AMICIS, DEL BON, DE ROCCHI,
LILLONI, SPILIMBERGO
Dal 5 novembre 2005 all'8
gennaio 2006
Inaugurazione
sabato 5 novembre alle h 18
La mostra presenta trenta dipinti degli artisti Cristoforo De
Amicis, Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni, Adriano di Spilimbergo, fra
i maggior esponenti di quella corrente artistica lombarda, ma di portata nazionale,
definita "chiarismo". La mostra è corredata da catalogo con presentazione di
Stefano Crespi.
Scrive Stefano Crespi:
Sulla pittura dei chiaristi c'è, come si può immaginare, una varia bibliografia di
contributi, testimonianze, presentazioni. La presente occasione di questa mostra appare
significativa proprio nelle caratteristiche espressive dell'oggi, dove, nell'espansione
vertiginosa dei linguaggi, c'è un desiderio di ritrovare la pittura, di non smarrire gli
archetipi dell'umano, di poter ancora aderire, con consapevolezza, alla coscienza
interiore che vive, si rinnova negli specchi della pittura. Certo rimane difficile entrare
in questa riflessione con suggestioni inedite. Per un'adesione partecipe, perfino emotiva,
ho cercato di riattraversare, sia pure per punti sintomatici, la vicenda di questi
pittori: i cataloghi rari, impreziositi dal tempo, testi (a volte insospettati) di
critici, ma anche di poeti, di scrittori. Perfino il richiamo di fotografie: fermano di
questi pittori un gesto umano vissuto per sempre, uno sguardo, uno stupore perduto nel
quotidiano. Ma in avvio non saprei rinunciare qui a una bellissima intuizione poetica che
mi viene improvvisamente incontro dalle pagine di un catalogo. Un'intermittenza che sembra
penetrare nel cuore della pittura chiarista. Elena Pontiggia ha offerto, in questo arco
recente di anni, un'attenzione lucidamente meditata a tematiche, movimenti del secolo
scorso. In un saggio L'aurora lombarda. Il chiarismo negli anni Trenta pone come richiamo
epigrafico alcuni versi di Eugenio Montale dagli Ossi di seppia. Una citazione stupenda
che vorrei trascrivere tanto sa suggerire, fuori da categorie, quel punto di segretezza
della poetica chiarista: <<Tendono alla chiarità le cose oscure, / si esauriscono i
corpi in un fluire / di tinte:queste in musiche. Svanire / è dunque la ventura delle
venture>>. Montale, grande poeta del Novecento, ha espresso la coscienza della fine,
lo splendore (musicale) del tramonto. In questi versi di Montale, nella misteriosa
correlazione di poesia e pittura, ritroviamo, con tocchi disarmanti, le note più
sfuggenti dei chiaristi: la "chiarità", il "fluire di tinte" (il
colore), la musica, la caducità. (...)
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