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Invito Mostra Vellani Marchi

 

GALLERIA PONTE ROSSO
20121 - Milano via Brera 2
Tel./Fax 02/86461053
E-mail:ponterosso@ponterosso.com
Corrispondenza: via Monte di Pietà 1/A
Orario di apertura: 10-12.30  /  15.30-19
Chiusura: domenica mattina e lunedì

 

In copertina:

Mario Vellani Marchi
Pescatorello di Burano, 1941 
olio su tela  - cm 50x68

 

VELLANI MARCHI
(Modena 1895 - Milano 1979)

Dal 6 marzo al 6 aprile 2003

Inaugurazione giovedì 6 marzo alle h 18

L'artista, nato a Modena nel 1895, ottenne il primo importante riconoscimento ufficiale alla Biennale d'Arte di Venezia del 1924; alla Biennale esporrà, invitato, per altre dieci edizioni fino al 1950. Nello stesso anno conobbe, con Pio Semeghini, quello che sarà "il luogo" della sua pittura: l'isola di Burano, divenendo uno dei maestri della cosiddetta "Scuola di Burano". Nel 1925 si trasferì definitivamente a Milano dove ben presto si impose come figura di primo piano nell'ambito artistico culturale milanese e non solo: tra i fondatori, con Riccardo Bacchelli e Orio Vergani, del "cenacolo baguttiano", redattore della "Fiera Letteraria", collaboratore con la rivista "L'Illustrazione Italiana", scenografo per il Teatro alla Scala, inviato del Corriere della Sera (come disegnatore) nel 1934/35 nel continente africano, assieme all'amico Vergani, per un importante reportage durato sei mesi.

La mostra, corredata da catalogo con presentazione di Elena Pontiggia, presenta trentacinque dipinti a olio (paesaggi, ritratti, nature morte) realizzati dall'artista dagli anni venti agli anni sessanta e numerosi disegni e appunti di viaggio.

Dalla presentazione in catalogo: "VELLANI MARCHI. L'AMICO DELL'ALBA" di Elena Pontiggia

(...) Vellani Marchi nelle sue opere cerca sempre la bellezza. Non per niente una delle sue fonti più costanti di ispirazione è stata Burano, con le sue luci e i suoi colori, la sua gente e le sue ore. Se avesse cercato l'umiltà del disadorno, Milano gli sarebbe bastata. Ma non ha nemmeno cercato lo splendore di Venezia, lo sfarzo dei Dogi e della Pala d'Oro. Si è fermato ai margini della laguna, in un'isola splendida anche essa, certo, ma la cui bellezza era meno evidente, meno regale, meno detta. In questa intensità sommessa, in questa vitalità nascosta, in questa sorta di vibrazione sottocutanea e interiore consiste la vera tonalità espressiva di Vellani Marchi. E' la stessa caratteristica che si ritrova nel suo colore, che non grida e non splende, ma appare. Ed è la stessa caratteristica che si ritrova nella sua luce. "Amico dell'alba" lo definì acutamente Orio Vergani, che strinse con lui una lunga amicizia e che con lui divise, tra l'altro, l'esperienza di un viaggio in Africa nel 1934, dal quale poi nasceranno i due volumi 45° all'ombra e Sotto i cieli d'Africa. Vergani alludeva soprattutto al lavoro mattutino di Vellani Marchi, che amava dipingere metodicamente fin dal primo albeggiare, approfittando del silenzio delle vie deserte, del riaffiorare dei colori dopo l'oscurità della notte. Ma la definizione si adatta all'intera opera del pittore modenese. La sua luce, infatti, non è mai trionfale e meridiana. Ama, piuttosto, la chiarità più introversa, più mite: quella che conserva, nel suo apparire, una sorta di tenerezza accorata. (...)

 

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