SEMEGHINI
e gli amici di Bagutta
Dal 14 novembre 2002 al 12
gennaio 2003
Inaugurazione
giovedì 14 novembre alle h 18
In mostra vengono presentati diciotto dipinti di Pio Semeghini
(Quistello (MN) 1878 - Verona 1964), in gran parte inediti, realizzati dall'artista dagli
anni dieci agli anni trenta. Accanto a Semeghini sono esposti i dipinti di Anselmo
Bucci, Enzo Morelli, Giuseppe Novello, Bernardino Palazzi, Alberto Salietti, Ottavio
Steffenini, Mario Vellani Marchi, amici di Semeghini, accomunati
dall'appartenenza a quello storico cenacolo di artisti e letterati che aveva il suo luogo
di ritrovo all'osteria Bagutta di Alberto Pepori a Milano, trattoria toscana scoperta da
Riccardo Bacchelli nel 1926 e sede dell'omonimo Premio Letterario.
Scrive Elena Pontiggia: (
) Semeghini dipinge con
levità, stando attento a non caricare il disegno col peso del colore. I suoi toni, anzi,
si spandono sulla superficie con una soffusa delicatezza, come se galleggiassero dentro la
fragile barriera dei contor-ni. Come gli Scapigliati sostenevano che occorreva
"dipingere col fiato", così Semeghini, che pure appartiene a un clima culturale
molto lontano dal loro, alita il colore sulla tela o sulla tavola, scegliendo gli accordi
più tenui e au-rorali, e dando alle masse cromatiche una sorta di volatilità, di
sospensione. Anche il suo segno, del resto, mantiene una condizione di friabilità. Quelli
di Semeghini non sono contorni, ma filamenti pronti a interrompersi, a spezzarsi, a
muoversi per conto loro. Sono segmenti che si scindono molle-mente sotto il pennello,
incapaci di imprigionare i vapori del colore. Con la sua pittura vitrea, albeggiante,
Semeghini rivela e sottolinea da un lato la labilità, dall'altro la spiritualità della
figura e delle cose. (
)
Scrive Guido Vergani: A Bagutta, fra le tante che ha
disegnato per festeggiare scrittori, artisti, teatranti, poeti, per suggellare le serate
de-dicate a questa e quella intelligenza del Novecento, c'è una "lista"- le
chiamava così - di Mario Vellani Marchi che caricaturalmente documenta la gioiosa fatica
di Pio Semeghini, Enzo Morelli, Alberto Salietti, Ottavio Steffe-nini e Anselmo Bucci per
affrescare la saletta del Premio che dal 1936 era stato messo "in sonno",
sospeso perché non fosse irregimentato dal Minculpop, il Ministero della Cultura
Popolare, per salvaguardarne l'indipendenza, per non inquinare con le "ragioni"
della politica e del regime l'amicizia, la solidarietà, la tolleranza di quel ritrovo di
letterati e di artisti che non vollero mai diventare movimento o scuola.(
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