LETIZIA FORNASIERI
la sorpresa di vedere
Dal
13 maggio al 5 giugno 2021
La mostra è prorogata fino a sabato 12
giugno
Inaugurazione
giovedì 13 maggio dalle 15 alle 20
LA NATURA SECONDO LETIZIA FORNASIERI
La pittura […] è legittima figlia di natura, […] ma per dir più
corretto, diremo nipote di natura perché tutte le cose
evidenti sono state partorite dalla natura, dalle quali cose è nata
la pittura. Adunque rettamente la chiameremo nipote di essa natura e
parente d’Iddio.
LEONARDO, Trattato della pittura
In questa seducente rassegna delle
opere di Letizia Fornasieri ci troviamo di fronte
a quell’autentico processo poetico che la cultura greca antica chiamava
produzione. Platone parla dei poeti, e quindi degli artisti, appunto
perché producono. Che cosa producono gli artisti? Producono un
linguaggio nuovo, un linguaggio che solitamente non è non è utilizzato,
un linguaggio inaudito. E allora in questo senso le opere di Fornasieri
sono produzioni non nel senso tecnico ma proprio nel senso poetico.
Letizia Fornasieri percorre quei
sentieri che conducono alla scoperta del senso inaudito ed inconsueto
della natura: un senso che è spesso ignorato e inespresso perché è
quello che sa trapassare la superficie della consueta e banale apparenza
delle cose per raggiungere, così, quegli innumerevoli aspetti reconditi
d’ogni corpo del creato, abbandonandosi al fascino che la consistenza e
la cromia della materia sanno esercitare quando incontrano la
sensibilità dell’artista.
Parlo di seduzione perché se
chiedete a Letizia Fornasieri come si comporti davanti ad un fiore, ad
un campo, ad un gruppo d’animali, sentirete espressioni che nulla hanno
a che vedere con l’atteggiamento di chi semplicemente “vede”: lei vi
parlerà del gesto dei suoi pennelli come di carezze che corteggiano la
bellezza della natura. E questo è magistralmente rappresentato nelle
opere che sfruttano lo strumento fotografico per realizzare immagini che
superano la freddezza dell’obiettivo meccanico per approdare a soluzioni
assolutamente originali su cui poi l’artista interviene con
l’espressione pittorica. Si tratta di una consapevolezza della presenza
(oggi invasiva) dello strumento fotografico che cattura solamente quello
che inquadra. Perciò Fornasieri non si accontenta: inaugura, allora, un
dialogo possibile con la fotografia, ma solo perché riesce a
trasfigurare la sua apparente obiettività meccanica. Infatti, Fornasieri
non si accontenta di quello che la fotografia cattura, ma interviene
sulla stampa fotografica con solventi in maniera da decomporne la
freddezza della trama. È così che l’artista sa assecondare quella
scoperta del significato nascosto dell’immagine, riuscendo a liberarlo
dietro la prigione della vista tecnica. Una “vista” che, grazie a queste
sue ingegnosità e a questi suoi artifici, diviene alla fine uno
“sguardo” e che il successivo intervento pittorico condurrà alle soglie
dell’apparire della bellezza della natura.
Immaginate d’essere sotto una
fronda di foglie e scattare una foto. Le foglie impediscono ai raggi del
sole di raggiungere il vostro obiettivo. Ebbene, Letizia Fornasieri
scioglie, sulla stampa fotografica con i suoi solventi, quello che ha
impedito al sole di penetrare tra i rami, liberando così una bianca luce
splendente che circonderà poi con i toni dei tronchi, delle foglie e dei
rami: in alcune opere quei colori sono quei rossi ed aranci intensi come
quelli che sogliono vestire il mondo al tramonto. Quasi un saluto alla
luce che se ne va, sapendo che, come sanno gli artisti, il giorno dopo
sorgerà di nuovo per una nuova avventura di senso.
Il risultato è quindi un
ammiccamento alle poetiche delle avanguardie informali del secolo
scorso, che però Fornasieri non irride, sapendone cogliere la prepotente
espressività del gesto ma mantenendo una innamorata versione della forma
naturale, non per sterile nostalgia, ma per fedeltà alla sincerità
dell’incanto delle cose di natura.
Quindi ci sono poi le opere su
tela. Una superficie sulla quale l’artista non si accontenta della
tradizionale blandizia dei pennelli. Interviene con graffi,
strofinamenti, ed altre audaci scalfitture, per pretendere di
interrogare energicamente il senso nascosto della bellezza naturale,
restituendoci quella ricchezza di immagine che la povertà d’una vista
frettolosa impedisce di intendere e che la delicatezza dell’artista,
invece, sa cogliere.
Ecco allora i filari di vite della
terra senese, i lucori tremolanti delle rogge, l’ondeggiare invitante
dei fiori sull’acqua, che nelle opere, ad olio su tela, divengono
apparizioni di sentimento, come di chi si abbandona fiducioso a
quell’abbraccio che la natura promette a chi sa rivolgersi con quel
distacco dal comune sentire che solo la sensibilità poetica sa
garantire. Ecco allora che tra le mani di Fornasieri scorrono quei
colori liberati dalla suggestione che gli artisti sanno captare, fino a
trasmutarne alcuni in apparentemente innaturali, come quei grappoli blu
che mirabilmente si contrappongono ai grigio-aranci del fondo, mostrando
così anche la perizia dell’artista nel governo ottico nella
contrapposizione dei pigmenti fondamentali.
Visitando questa rassegna, vi
sentirete avvolti da una natura da cui, forse per le nostre consuetudini
contemporanee, ci siamo distratti. Ecco allora come la poesia di Letizia
Fornasieri ci invita a ripercorrere un tragitto spettacolare, per
riproporci la bellezza del creato e ricordandoci così che la nostra
esistenza diviene autentica e credibile quando si abbandona
all’attrazione del senso e della bellezza di cui, grazie alla sua
poesia, noi siamo sostanza.
Carlo Adelio Galimberti
Letizia Fornasieri (Milano, 1955) è pittrice affermata
e apprezzata. Il suo percorso artistico inizia negli anni Ottanta. Nel
1981 si aggiudica il Premio San Fedele Quadro Giovani alla Galleria San
Fedele di Milano. Nel 1995 vince il Premio di Pittura Carlo Dalla Zorza,
organizzato dalla Galleria Ponte Rosso di Milano.
Si è formata all'Accademia delle Belle Arti di Brera e la cultura
pittorica del Novecento, oltre alla forza della sua personalità, sono
alla base dello sviluppo del suo linguaggio. Letizia Fornasieri ha
guardato ai grandi del Novecento francese e tedesco, a Renato Guttuso,
alle proposte che arrivavano negli anni formativi da Giovanni Testori
(lo svizzero Varlin, gli espressionisti tedeschi) e infine a William
Congdon. Il grande pittore americano che visse in Italia e con cui
stabilì un intenso dialogo e amicizia.
Lo stile di Letizia Fornasieri che potrebbe essere definito realismo
espressionista, si è evoluto nel tempo acquisendo tratti di un
naturalismo luminoso e pacato.
Letizia Fornasieri ha partecipato a fiere dell'arte contemporanea in
Italia ed Europa e ha anche esposto in spazi pubblici di notevole
prestigio. Il suo quadro “Milano - Tram” partecipa alla XIV
Quadriennale di Roma del 2005 ed entra a far parte della collezione
della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano.
I suoi temi ricorrenti sono legati alla sua vita e determinati da uno
sguardo attento e partecipe che lei rivolge a ogni cosa. Dagli interni
domestici, agli scorci di città, ogni attimo di contemplazione può
diventare un quadro che eleva e trasfigura semplici eventi della
quotidianità. Dal 2010 le sue ricerche si sono ampliate, acquisendo una
tecnica in cui la pittura si sovrapponeva alla base fotografica.
In anni più recenti la ricerca pittorica di Letizia Fornasieri si è
sviluppata sul tema del paesaggio e dell’ambiente agreste. Queste nuove
tematiche sono state accompagnate da una 'nuova' pittura dai segni più
rapidi ed essenziali. Una pittura fatta di immagini più sintetiche e
meno didascaliche, rielaborate dal ricordo e dalla memoria. Anche la
tavolozza dei colori si è rinnovata: trasparente e luminosa con una
tecnica che consente al colore di scivolare maggiormente sulla
superficie della tela. Il risultato di questo recente sviluppo è
testimoniato dalle mostre al Museo Diocesano di Milano del 2015 e da
quella del 2016 alla Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno e dalla
personale all’Acquario Civico di Milano del 2020 realizzata in
collaborazione con la Galleria Rubin.
Letizia Fornasieri ha inoltre realizzato alcune opere a carattere
religioso tra cui: “Via Crucis”, per la Chiesa di Gesù a Nazaret nel
quartiere Adriano di Milano.
Numerosi critici d’arte e personalità del mondo della cultura hanno
scritto di lei, fra questi ricordiamo: Rossana Bossaglia, Giorgio
Mascherpa, Paolo Biscottini, Cecilia De Carli, Aurelio Picca, Luca
Doninelli, Elena Pontiggia, Roberto Perrone, Maurizio Cucchi, Marco
Tonelli, Antonio Spadaro, Flavio Arensi, Vladek Cwalinski, Giuseppe
Frangi, Lorenzo Canova, Luca Beatrice, Marina Mojana e Demetrio
Paparoni.