LEONARDO
SPREAFICO
(Monza 1907 - Cinisello
Balsamo 1974)
Dal 10
maggio al 2 giugno 2012
Inaugurazione
giovedì 10 maggio alle h 18
La Galleria Ponte Rosso inaugura la mostra retrospettiva
dedicata all'artista LEONARDO SPREAFICO. Sono esposte trenta opere
(dipinti, tempere e disegni) realizzate da Spreafico dagli anni '40 agli
anni '70.
Leonardo Spreafico nasce a Monza nel 1907. Studia
all'Istituto Superiore d'Arte con Semeghini, Arturo Martini e Raffaele De
Grada. Frequenta l'Accademia di Brera e successivamente soggiorna a
Venezia, Stoccarda, Parigi. Nei primi anni trenta a Milano fa parte del
sodalizio "Garibaldi 89" con Broggini, Pittino, Afro, Badodi,
Musso. Nel 1936 a 28 anni è invitato per la prima volta ad esporre alla
Biennale di Venezia. Nel 1941 ottiene la cattedra di "Figura e
Pittura" all'Istituto Superiore d'Arte Moderna di Monza. Nel '48 alla
XXIV Biennale veneziana gli viene assegnata una parete e nello stesso
anno, al IV Premio Bergamo, una sua opera "La modella triste" è
acquistata dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Grande impegno rivolge
all'Arte Sacra portando a compimento cicli di opere come pale d'altare,
affreschi, mosaici, vetrate. Muore a Cinisello Balsamo nel 1974.
Scrive CARLO ADELIO GALIMBERTI nella presentazione alla
mostra:
(…) Il cosiddetto "ritorno all'ordine" nel
primo dopoguerra, sospinse la pittura oltre i sommovimenti delle
avanguardie storiche e produsse in Italia un movimento denominato
"Novecento", con gli stimoli della rivista "Valori
Plastici" e con le teorie di Ardengo Soffici, e che ebbe però anche
il suo fiacco risvolto in un'arte pomposa e servilmente accademica. A
tutto questo Spreafico non si adegua, reagendo alla staticità
"statuaria" di Novecento e annoverando in questa scelta compagni
illustri quali Marino Marini e Pio Semeghini e più tardi il Gruppo dei
Sei di Torino così come a Milano il coraggioso gruppo di Corrente.
Ciascuno di questi avrebbe avuto la propria caratteristica stilistica,
spesso non assimilabile in ciascun esponente, ma in tutti, come in
Spreafico, germogliava l'autonomia dall'ufficialità retorica e
stancamente accademica. Ecco allora che le opere di quel periodo, qui
rappresentate con alcuni esemplari in questa mostra, si rifanno
all'esperienza cezanniana, saltando a piè pari tutta la convulsa stagione
delle avanguardie storiche per ritornare alla prima germinazione dell'arte
contemporanea che appunto in Cézanne ebbe il suo cantore più eccelso. Se
pensiamo infatti che è proprio con Cézanne che si inaugura quella
stagione in cui il colore non è più il riempitivo di una forma, ma è
esso stesso l'elemento costruttivo dell'immagine, possiamo così meglio
comprendere l'evoluzione artistica di Spreafico che si svilupperà negli
anni successivi in quella fiabesca maniera cromatica che lo
contraddistinguerà anche e soprattutto nel secondo dopoguerra.. (…)