VERNIZZI
e gli amici
di Bagutta
Dall'8
marzo al 7
aprile 2012
Inaugurazione
giovedì 8 marzo alle h 18
Giovedì 8 marzo 2012 ore 18, alla Galleria Ponte
Rosso (via Brera 2, Milano) si inaugura la mostra: VERNIZZI e gli
amici di Bagutta. Sono esposti venticinque dipinti e una selezione
di disegni di Renato Vernizzi (Parma 1904 - Milano 1972) realizzati
dall'artista dagli anni '40. Ai lavori di Vernizzi sono affiancati i
dipinti di altri diciotto artisti: Barbieri, Bucci, Carpi,
Consadori, Dalla Zorza, Labò, Monti, Morelli, Novello, Palazzi,
Pastorio, Salietti, Semeghini, Steffenini, Tallone, Tomea, Vagnetti,
Vellani Marchi, accomunati dall'appartenenza allo storico cenacolo
di artisti e letterati che aveva il suo luogo di ritrovo all'osteria
"Bagutta", sede dell'omonimo premio letterario.
Scrive Elena Pontiggia nella presentazione in
catalogo:
"C'è stato un impressionismo italiano? C'è
stato, c'è stato. Anzi, se i francesi non avessero avocato a sé quel
nome, legandolo per sempre a Monet e compagni (che invece non avevano
mai pensato di chiamarsi così), si potrebbe usarlo per alcuni dei
nostri pittori più coinvolgenti. Renato Vernizzi, per esempio.
Guardando le sue opere non si saprebbe come chiamare altrimenti la sua
capacità di fissare sulla tela momenti e cose dell'esistenza: quella
capacità, per così dire, di accorgersi della vita e raccontarla
com'è, con l'aiuto di linee e colori. Accorgersi della vita non è
una cosa ovvia. C'è un bel verso di Vivian Lamarque che dice
pressappoco: "Mia figlia ha in corso l'infanzia, come
avvertirla?". Ma tutti noi abbiamo in corso la vita e non è
facile avvertirci, appunto perché siamo troppo impegnati a vivere. O
a sopravvivere.
Vernizzi, invece, ci avverte. Vede, in una sera qualunque, due
Finestre illuminate, in cui un lampadario appeso al soffitto rischiara
non solo gli appartamenti, ma anche un cespuglio di rose che
altrimenti sarebbe immerso nell'oscurità, e si lascia commuovere da
quel rettangolo di ocre e di gialli che respingono il buio.
Si commuove, si intende, da pittore. La sua commozione non nasce da
intenerimenti sentimentali o dalla retorica dei buoni sentimenti, ma
dalla magia della luce, dal sortilegio dei colori. E tuttavia Vernizzi
non sottrae la visione al tessuto vivo delle cose, non si accontenta
solo di geometrie e cromatismi, ma va a cercare segni e luci nelle
pieghe dell'esistenza quotidiana, nei momenti apparentemente anonimi
(e, invece, tanto significativi) della vita di tutti i giorni." (…)
Renato Vernizzi nasce a Parma il 1°
Luglio 1904. Il padre era decoratore e un amico del nonno, il pittore
Icilio Bianchi, fu il suo primo maestro. Nel 1922 si iscrive
all'Accademia di Parma dove si diploma nel 1927. Negli anni trenta si
trasferisce a Milano, esordisce come disegnatore per giornali e
riviste, entra in contatto con i fermenti culturali del tempo e,
abbandonata la pittura novecentista, fa gruppo con quei pittori che,
giovani maestri come lui, andranno a costituire lo storico gruppo dei
chiaristi. E' invitato alle Biennali di Venezia, alle Biennali di
Milano, alle Quadriennali di Roma e a tutte le Mostre Nazionali di
maggior rilievo. Nel 1941 vince, per il paesaggio, il Primo Premio
Bergamo, che costituirà una specie di definitiva consacrazione.
Partecipa al Cenacolo letterario-artistico della trattoria Bagutta di
Milano, entrando in contatto costruttivo con quella che sarà poi
l'èlite culturale del tempo.
Dopo essere stato partecipe del Novecento italiano, protagonista del
Chiarismo, nonché autore di un suo par-ticolare fauvismo correntiano,
le sue eccezionali qualità di ritrattista lo vedono in una forte e
singolare rilettura del Cinquecento veneto e spagnolo. Grande
risonanza ebbero i ritratti per i quali posò, con viva ammirazione,
il conterraneo Arturo Toscanini. Per molti anni, pur continuando a
lavorare e a vivere a Milano, è titolare della Cattedra di Figura
all'Istituto d'Arte di Parma. Muore nella capitale lombarda il 18
gennaio 1972.
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