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in copertina:
Paolo Paradiso
Good morning (part.), 2010 - olio su tela
cm 90x150
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GALLERIA PONTE
ROSSO
20121 - Milano via Brera 2
Tel./Fax 02/86461053
E-mail:ponterosso@ponterosso.com
Corrispondenza: via Monte di Pietà 1/A
Orario di apertura: 10-12.30 / 15.30-19
Chiusura: domenica e lunedì
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Paolo
Paradiso
The shadow
of the Empire
Dal 6
al 30 aprile 2011
Inaugurazione
mercoledì 6 aprile alle h 18
L’artista presenta, in questa mostra
personale, venticinque nuovi dipinti ispirati all’America
degli anni cinquanta.
Paolo Paradiso
nasce a Milano. Intraprende studi di grafica pubblicitaria ma si
dedica anche alla pittura di cui è appassionato da sempre. Comincia
ad occuparsi anche di fotografia tanto che nel 1978 apre un suo studio
fotografico e diviene collaboratore di riviste di moda e studi
pubblicitari.
Nel 1983 una svolta importanrte: decide di trasferirsi negli USA
stabilendosi a Chicago. Durante gli anni trascorsi in America la
pittura, mai abbandonata, diviene sempre più importante fino a
diventare la sua attività prevalente. Nel 2003 espone la sua
produzione americana alla Michael H. Lord Gallery di Chicago.
Dal 2004 ritorna a Milano, dove attualmente risiede.
Nello stesso anno partecipa al Premio di Pittura Carlo Dalla
Zorza indetto dalla Galleria Ponte Rosso e ottiene il I
Premio. Nella primavera del 2005 espone in mostra personale presso l’Università
Bocconi e in settembre tiene la sua prima mostra personale alla Ponte
Rosso dal titolo L’America dipinta di Paolo Paradiso,
presentata in catalogo da Carlo Adelio Galimberti; nel 2006 presenta An
American Theme.
Nel 2007 tiene la personale Atmosfere americane al Centro
Culturale del Comune di Pizzighettone, mostra presentata in catalogo
da Damiana Tentoni. Negli anni seguenti, sempre alla Ponte Rosso,
espone: Music for the eyes (2008), Four Years After (2009),
Metropolis (2010), presentata in catalogo da Flamino Gualdoni,
fino all’attuale The shadow of the Empire.
Ha scritto di lui Flaminio Gualdoni (presentazione in catalogo,
febbraio 2010):
"(...) Le serie pittoriche di Paradiso raccontano la stessa
città che, nel 1929, veniva scolpita dalle parole di Bernard Fay,
storico francese grande amico di Gertrude Stein: New York "ci
sovrasta con la sua magnificenza incongrua, il suo potere e la sua
voluttuosità", con "linee rette ovunque, orizzontali e
verticali" che creano "una città di rettangoli, dura e
brillante, il centro di una vita intensa che essa espande in ogni
direzione": è insieme "abietta e opulenta", ma è l’unico
luogo del mondo capace di ricostruirsi ogni volta di nuovo, di essere
e sapersi veramente moderna.
Paradiso è innamorato di quell’immagine, di quelle immagini, tanto
da proiettarvi, in una scelta di vita affatto particolare, le proprie
stesse scelte ed esperienze biografiche. Vive la metropoli d’oggi
continuamente proiettandovi quella, non meno autentica e vitale, che l’iconografia
novecentesca gli ha consegnato, distillata in una misura
sovratemporale. Da qui la sua passione per la fotografia storica,
quella che da Sheeler appunto rimonta sino ai panorami stranianti
della mitica Fairchild Aerial Surveys, quelle delle strade brulicanti
e delle insegne, quella che diverrà, ma ancora non è, Pop.
(...)"
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