Ricordo
di
FELICITA FRAI
(Praga
1909 - Milano 2010)
Dal 28
ottobre al 14 novembre 2010
Inaugurazione
giovedì 28 ottobre alle h 18
Giovedì 28 ottobre 2010 ore 18, alla Galleria Ponte
Rosso (via Brera 2, Milano) si inaugura la mostra: Ricordo di
FELICITA FRAI (Praga 1909 - Milano 2010). La Galleria Ponte Rosso
dedica questa mostra a Felicita Frai, straordinaria artista
praghese trasferitasi in Italia ancora giovanissima, scomparsa pochi
mesi fa all'età di 100 anni. Sono esposti venti dipinti e una
selezione di litografie realizzati dagli anni 40 ad oggi.
Ha raccontato di sè Felicita Frai,
(autopresentazione al libretto "Un po' vere, un po'
sognate", 2000):
Dopo le parole generose che tanti hanno scritto di
me, voglio spiegare come ho trovato la strada della mia pittura. Una
biografia dovrebbe riassumere le notizie quando si nasce, si impara,
si espone, si viene premiati, e così via. Io dico solo che sono nata
a Praga il 20 ottobre 1909, sotto Francesco Giuseppe, Imperatore
d'Austria. Poiché all'inizio non ero consapevole di chi fossi e del
perché, fingo di essere nata nel 1936 in Italia. Volevo disegnare,
dipingere, inventare immagini: era il momento dell'arte monumentale e
io volevo imparare l'affresco, il mosaico, lo stucco lucido e altre
tecniche. Achille Funi, che conobbi a quel tempo, stava affrescando la
Sala della Consulta a Ferrara e diventai sua allieva. Imparare a fare
ciò che sognavo fu per me fonte inesauribile di felicità e energia,
e nel contempo di serenità. In seguito realizzai su commissione un
pavimento di mosaico e una parete affrescata a Trieste. I soggetti
erano sirene, giocolieri, nature morte, cavalli marini e pesci. Italo
Balbo invitò molti artisti a Tripoli dove disegnai i cartoni di un
grande mosaico per il bagno turco dell'albergo Uaddan, e i vestiti e
le ali degli angeli ai lati dell'altare della Chiesa di San Francesco
Nuovo. Gli abiti dei frati francescani, raffigurati da Achille Funi,
finirono poi a Milano, in casa sua. Qualcuno, per gioco, li indossava.
Una sera Domenico Cantatore e Leonardo Sinisgalli vennero in quella
casa. La visita a sorpresa dei due giovani amici diede vita ad un
delizioso racconto di Domenico, pubblicato da Giò Ponti nella collana
Edizioni di via Letizia, con il titolo "Interno".
Stabilitami a Milano, dopo l'esperienza di Tripoli, incontrai di colpo
le reali difficoltà: nessuno comperava i quadri di una pittrice.
Bisognava inventare qualcosa per sopravvivere con i colori, i pennelli
e le tante altre materie. Trovare nella realtà professionale posto
per ciò che avevo sognato, fu una vera affermazione di vita. Poiché
ogni materia ha i suoi arcani, un filo d'erba ha i suoi segreti, lo
dice Katsushika Hokusai, il grande artista giapponese. Seguirono anni
di lavoro per cinque transatlantici. Cantieri navali a Genova,
lontani, lontani, sotto le tempeste, oppure in agosto sotto una
vetrata rovente, un esercito di pulci e fumi di ddt. Capannoni con
correnti gelide e infine la morte dell'Andrea Doria in fondo
all'oceano. Per noi artisti un grande lavoro e un doloroso ricordo.
Dai miei dipinti inventati ho trovato la chiave per interpretare la
realtà nei miei ritratti. E dai miei ritratti ho capito come
esprimere la vita nelle figure inventate. Ho iniziato con mia figlia
piccola. I miei committenti erano quasi tutti aristocratici che per
tradizione hanno la quadreria, grandi industriali, intellettuali,
medici, anche qualche persona ambiziosa. Ho dipinto bambini,
adolescenti in fiore, signore e nonne. Tre soli sono i ritratti
maschili. Dal vero un disegno di Giuseppe Ungaretti (in mostra), un
olio del signor Mutti di Parma e un quadro di Napoleone Bonaparte, per
forza maggiore non dal vero. Di ritratti ne ho fatti più di cento, le
cornici antiche di casa erano sempre disponibli. Rinunciare ad una
così affermata capacità fu quasi eroico, però non volevo
appartenere per sempre alla categoria dei ritrattisti e infine mi sono
stancata. Devo tutto il senso della mia vita alla pittura, alle mie
immagini, anche se simili, ma sempre aperte ad altre, un po' vere e un
po' sognate. Concludo ringraziando mia figlia Piera per i buoni
consigli e per avermi aiutato, per questo libretto, con tanta pazienza
e amore, nella ricerca dei miei ricordi.
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