Ponte Rosso Galleria Virtuale

 

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in copertina:

   Aldo Carpi

    Gli acrobati, 1964 - olio su tela cm 70x90






 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



GALLERIA PONTE ROSSO

20121 - Milano via Brera 2
Tel./Fax 02/86461053
E-mail:ponterosso@ponterosso.com
Corrispondenza: via Monte di Pietà 1/A
Orario di apertura: 10-12.30  /  15.30-19
Chiusura: domenica  mattina e lunedì

     
Maestri a Brera
CARPI   DE ROCCHI   MORO




Dal
22 aprile al 23 maggio 2010

Inaugurazione giovedì 22 aprile alle h 18


La Galleria Ponte Rosso presenta, in contemporanea, tre importanti artisti italiani del novecento che hanno dedicato numerosi anni all'insegnamento dell'arte presso l'Accademia di Brera.

Scrive STEFANO CRESPI nella presentazione alla mostra:

Sarebbe forse ovvio ribadire quanto siamo immersi in una situazione di linguaggi dove vengono meno il tempo, l'emozione, la soggettività, l'altrove dell'evento. Questa mostra sembra riproporre quasi l'esemplarità testimoniale di tre maestri a Brera (Carpi, De Rocchi, Moro) dove permane l'atto vivente della pittura nella condizione, nell'orizzonte dell'epoca.
Aldo Carpi nel 1930 subentra ad Ambrogio Alciati, per la cattedra di pittura all'Accademia di Brera dove insegnerà fino al 1958. Rivelativo della sua personalità è il Diario di Gusen. Al confine della vita ricorda gli amici artisti, ricorda gli allievi. Ha una visione profonda di luce, di colori, di affetti, di preghiere.
La sua pittura (in mostra quadri significativi come Il suicida, Coppia in riva al mare, Sono la fantasia) coniuga realtà e immaginazione. Nello spazio dell'interiorità tutto può essere racconto: il gesto più quotidiano e la lontananza del mare, la maschera oltre la finitezza della vita, la malinconia in un'allusione di fiaba, l'affetto e una punta di ironia.



Nel riguardare l'opera di Francesco De Rocchi, essa ci appare nella nozione intima di "viaggio": dal luogo della vita al luogo epifanico della pittura; dal qui all'altrove. Quasi in una visione circolare, ritroviamo lo spazio-tempo dell'interno, le composizioni e nature morte, le musiche, il canzoniere struggente dell'immagine femminile, la frase infinita nella vanità dello specchio. Un viaggio dall'occasione a una dimensione d'emblema, e poi di nuovo dall'emblema alla pagina dell'esistenza. Così si coniugano i suoi colori, dai grigi, a un azzurro, a una punta di rosso, a velature dei rosa: a un colore - non colore del tempo, dell'anima come il bellissimo quadro in mostra Assisi.

                                                                  

Gino Moro, docente per numerosi anni all'Accademia di Brera, mancato nel 1977, è stato un artista con un tratto umanissimo, riservato, anche con un lieve disincanto (in un ricordo di Piero Chiara). I temi dei suoi quadri sono paesaggi, case, fiori (con un omaggio a De Pisis), nudi. Sono immagini che portano con sé un lascito di magia, un sogno. Nel magma materico c'è un'accensione, uno "spasimo" del colore. Al limite dell'informe. Ma la sua pittura non arriverà mai all'informale. Regge nella "forma" che declina lo scorrere emotivo dei giorni, l'apparizione delle sue figure femminili toccanti, esonerate dal simbolo.



 

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