CARLO
DALLA ZORZA
"Lettere da Venezia"
Dal
5 dicembre 2007 al 13 gennaio 2008
Inaugurazione
mercoledì 5 dicembre alle h 18
La mostra presenta cinquanta piccoli dipinti inediti dedicati a
Venezia realizzati dall'artista dal 1945 alla fine degli anni
Cinquanta. La mostra è arricchita da una selezione di opere a carattere
antologico.
L'artista, nato a Venezia nel 1903, appartiene alla
seconda generazione della "Scuola di Burano"; a Burano,
così come a Mazzorbo e Torcello lavorò intensamente con Semeghini,
Vellani Marchi, Novello, Tallone, Seibezzi ed altri fino al dopoguerra.
Nel 1946 ottenne il prestigioso riconoscimento del Premio Burano di
Pittura. La grande rassegna internazionale della Biennale Veneziana lo
vide presente per ben dodici edizioni, dal 1924 al 1954, anno in cui fu
invitato ad esporre con una mostra personale. Negli anni successivi
preferì spostare la sua attenzione dalla laguna veneta ai paesaggi
collinari di Asolo e Teolo. Nella sua casa veneziana, però, mantenne vivo
un colloquio religioso non manifesto che fu matrice di una serie di
dipinti a carattere sacro di grande interesse. Dalla Zorza morì
improvvisamente, assistito dalla moglie Teresa Sensi, nel gennaio del
1977. La Galleria Ponte Rosso, in ricordo dell'artista veneziano, ha
promosso nel 1995 un Premio Nazionale Biennale di Pittura intitolato
a Carlo Dalla Zorza, premio riservato ai pittori italiani delle
nuove generazioni.
Scrive Elena Pontiggia nella presentazione in
catalogo:
(...) Sapienza di linguaggio, chiaroveggenza di mestiere, non mancano
certo al pittore veneziano, che, soprattutto, ha la capacità di vedere.
Un artista, si sa, non rappresenta quello che tutti vedono, ma vede quello
che nessuno aveva visto. Dalla Zorza, dunque, vede Venezia. Entra in
piazza San Marco, attraversa il Ponte dei Sospiri e dei Baratteri, del
Redentore e di Sant'Antonio, indugia a Rialto, poi si insinua in Rio S.
Luca e Rio Guerra, passa per la Corte deli Alberi, prosegue per Santa
Maria dei Frari e Santa Maria Formosa, raggiunge Riva degli Schiavoni,
prima di partire per Burano, che, per lui, è una seconda patria. Tutto
questo in stagioni, in giornate e in ore diverse, non perché gli
interessino le variazioni della luce, su cui nel secolo scorso si
soffermava l'impressionismo, ma perché la sua curiosità si rinnova in
ogni momento, e ogni momento è quello giusto. L'artista non indaga lo
spettacolo della luce, ma lo spettacolo della vita. (...) |