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Arte
e Religiosità
Dal 28 febbraio al 30 marzo 2013
Inaugurazione
giovedì 28 febbraio alle h 18
Sono esposte oltre 30 opere fra dipinti, disegni e
sculture di ventisette artisti italiani del Novecento e contemporanei che
hanno dedicato una parte importante del loro lavoro alla realizzazione di
opere a carattere Sacro (in alcuni casi anche con significative collocazioni
in ambito pubblico) o comunque ispirate da una profonda religiosità. Questi
gli artisti presentati: BARBIERI, BELLOTTI, BLANDINO, BRAMBATI, CALVELLI,
CARPI, CONSADORI, CONSERVO, DALLA ZORZA, DE AMICIS, DE ROCCHI, FEDELI,
FILOCAMO, FORNASIERI, LANARO, LONGARETTI, MANFRINI, MELOTTO, MONTI, MORELLI,
PELLINI, PERELLI CIPPO, A.ROSSI, RUI, SALIETTI, SPREAFICO.
Dalla presentazione in catalogo alla mostra:
(…) l'arte ci strappa al sonnambulismo
spirituale, ci risveglia, ci apre cammini di senso. L'arte è un grande
antidoto alla malattia dell'oblio, dell'opacità, dell'ottundimento, e la
bellezza, come diceva un Padre della Chiesa, Dionigi l'Aeropagita,
"suscita ogni comunione", è trasfigurazione del mondo, del
"deserto dei cuori", che esige contemplazione, compassione, amore
e, più che mai, fede-fiducia. Se la fede infatti è mettere fiducia,
fidarsi, se è un'attitudine complessiva della persona, allora comprendiamo
che le difficoltà a credere oggi si radicano nel profondo, nelle
difficoltà stesse del mestiere di vivere; comprendiamo che la fede, il
credere è una realtà antropologica fondamentale, una realtà costitutiva
dell'esistenza umana, come la ragione, come il linguaggio. La fede è un
atto umano, un atto della libertà dell'uomo, tanto che è possibile
affermare che non ci può essere umanizzazione autentica senza la fede.
(…)
Enzo Bianchi Priore di Bose
(…) La Ponte Rosso, attestatasi nell'ambito dell'arte
figurativa ma non chiudendosi alle novità, si è distinta per la promozione
di molte iniziative a favore delle nuove generazioni, e oggi sollecitata
dalle iniziative pastorali proposte dalla Congregazione per la Dottrina
della Fede presenta uno spaccato prezioso di opere di quegli artisti
appar-tenenti al tempo, appena dietro a quello che noi viviamo, che non
hanno mai chiesto di andare via di casa, né hanno mai preteso la loro
eredità per andare a sperperarla lontano. Un vero patrimonio dell'arte
figurativa religiosa viene messo a disposizione, oggi nell'anno della fede,
per una comune contemplazione della sua bellezza, del suo splendore, e, in
senso lato, nel tempo in cui l'invito pressante agli artisti a tornare nella
casa del Padre, se mi è permesso di appellarlo così, il gesto di Paolo VI,
con il suo contenuto altamente riconciliante, ha prodotto molti ripensamenti
e ritorni nel mondo dell'arte religiosa in genere e ha altresì introdotto
una multiforme presenza di forme artistiche fino a ieri del tutto
impensabili per l'arte cristiana soprattutto quella pensata per servire la
liturgia. (…)
Don Vito Telesca
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