ADRIANO
DI SPILIMBERGO
Buenos
Aires 1908 - Spilimbergo 1975
Dal
21 novembre 2009 al 17 gennaio 2010
Inaugurazione
sabato 21 novembre alle h 18
ADRIANO DI SPILIMBERGO, artista del
novecento, è esponente di quella corrente artistica lombarda, ma di
portata nazionale, definita "chiarismo". Sono esposti
venticinque dipinti realizzati dall'artista dagli anni '40 agli anni
'60. Paesaggi, nature morte, fiori e "nevicate": soggetto
per eccellenza di Spilimpergo.
Adriano di Spilimbergo, di origine friulana, è nato
nel 1908 a Buenos Aires. A Milano compie gli studi e frequenta
l'Accademia di Brera. L'incontro con il critico Edoardo Persico nel
1929 è decisivo per la sua pittura che approda a quella tavolozza di
fondo chiaro che suggerirà a Guido Piovene la definizione di "Chiarismo"
riferita alle esperienze dei cinque giovani milanesi: Spilimbergo,
Lilloni, Del Bon, De Rocchi, De Amicis. Si ritrovano nei primi anni
trenta al caffè Mocador di piazza Beccaria insieme a Sassu, Birolli,
Ghiringhelli, Bogliardi, mentre a Torino si mettono in luce i giovani
del "gruppo dei sei", a Roma s'impongono all'attenzione
Mafai, Pirandello, Gentilini ed a Como il gruppo degli astrattisti.
Spilimbergo cerca la sua strada ascoltando l'insegnamento di Gola:
"dipingere alla luce piena delle cose", ma attento anche
alle esortazioni di Persico che parla di candore morale, di chiarezza
dell'anima, di sentimento religioso. Nel 1929 espone per la prima
volta alla Galleria Bardi e nel '31 alla Galleria del Milione.
Numerosi sono i premi conseguiti. Fra i primi: la Medaglia d'Oro alla
Esposizione Internazionale di Parigi nel '37 ed il Premio Fumagalli
nel '39. È membro della giunta esecutiva della IX Triennale di Milano
e per molti anni fa parte del Consiglio direttivo della Permanente.
Espone alle Biennali di Venezia negli anni 1940, '48, '52. Sei anni
dopo la sua morte avvenuta nel 1975 la Permanente di Milano gli dedica
una grande mostra antologica presentata da Guido Perocco, Raffaele De
Grada e Mario Ghilardi.
"I quadri di paesaggio di Spilimbergo hanno gli
stessi pregi dei quadri di fiori, e ne hanno altri non più
discutibili ma più segreti. Qui l'elaborazione ha del misterioso.
Questa è realtà; però realtà filtrata. Il bianco o i bianchi di
Spilimbergo fioccano meno larghi a falde più irregolari. Sul bianco
in pittura si potrebbe scrivere a lungo; come a lungo Melville scrisse
sul bianco in natura. In natura e in pittura il bianco è drammatico e
ha del terribile. Denuncia il vuoto e lo riempie disperatamente di
sé. Tira ad escludere gli altri colori, i veri colori; e li esalta.
Si frappone fra le cose e l'occhio, e rende tutto più arduo e più
apprezzabile. I paesaggi di Spilimbergo sono visti attraverso una
trama di bianco. Il chiarismo di Spilimbergo è una seconda natura o
è istinto? Spilimbergo sembra nato per le nevicate e per il primo
rispuntar dei colori dal bianco della neve". (Emilio Radius,
1969)
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